Scrivere il concetto di una rete mesh in poche righe, al fine di non annoiare chi legge è davvero difficile. Come amo spesso ripetere: “facciamo sintesi”.
La rete domestica che s’installa in casa è composta da tanti dispositivi che vengono tutti “comandati” da un router che li gestisce. In questa architettura, il router assume una posizione di rilievo e questa topologia di rete è detta “a stella” con tecnologia “client-server“.

Topologia delle reti – Grazie wikipedia!
Quando si parla di reti mesh ci si riferisce a un’architettura peer-to-peer (contrapposta all’architettura client-server) nella quale ogni nodo ricopre un ruolo “paritario”. A differenza di altre tipologie di reti locali, non esiste un elemento principale (il router nel caso delle reti wireless “tradizionali”) né una gerarchia stratificata: tutti gli elementi sono posti sullo stesso piano e svolgono le stesse funzioni.
Le reti mesh rappresentano quindi una rivoluzione totale. Si cambia totalmente la filosofia, da un centro stella si passa a una rete ripartita su diversi nodi. Con gli extender o i ripetitori si “ripete” semplicemente il segnale, ma i nodi non parlano con il router principale. Con le reti Mesh invece si crea una rete parallela (grazie anche all’uso della banda 5GHz) con cui i nodi dialogano in modo da distribuire la banda dove c’è necessità.
Powerline e access Point invece non solo degradano il segnale, ma perdono pacchetti e immettono “sporcizia” in rete.
Esistono in commercio diversi dispositivi che installano in casa le reti mesh. Uno lo sto provando ed è il Netgear orbi RBK40 (seguendo questo link trovate l’unboxing); un altro è il Huawei Wi-Fi Q2 presentato al CES2018. Ancora posso citare anche il sistema EnGenius EMR3000
.
Il costo per queste soluzioni è superiore a quello dei tradizionali router ma le prestazioni sono eccezionali. A breve, infatti, pubblicherò i test eseguiti con l’Orbi e noterete anche voi, con stupore, il miglioramento delle prestazioni della mia rete.
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